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  • Writer's pictureBeatrice Iato

TRA GIOCO E REALTÀ: SE UNA NOTTE D'INVERNO UN VIAGGIATORE DI ITALO CALVINO

Updated: May 25, 2021

Il romanzo innovativo che cambierà la tua percezione della letteratura


Se una notte d’inverno un viaggiatore è il libro che fa per te se:

• Cerchi qualcosa di nuovo;

• Ti piacciono le sperimentazioni stilistiche azzardate;

• Sei un lettore accanito;

• Hai una grande passione per le descrizioni sensoriali;

• Ti piacciono i giochi di parole.

Quando il viaggio è fatto solo di immaginazione e di parole, una descrizione dettagliata e allo stesso tempo non banale è fondamentale. Solo così il lettore può davvero assaporare un romanzo nella sua interezza; sentirne i sapori, gli odori, percepire i colori e le sensazioni senza essere davvero presente sulla scena.


Maestro in quest’arte è uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano: Italo Calvino. Conosciuto per storie iconiche quali Il sentiero dei nidi di ragno o Il Barone Rampante, Calvino è stato anche autore nel 1979 di Se una notte d’inverno un viaggiatore, uno dei romanzi più originali ed innovativi della letteratura mondiale.


 

Un libro, centinaia di prospettive


La trama all’apparenza può sembrare semplice: un Lettore inizia a leggere un romanzo, per poi scoprire che il libro in suo possesso è stato impaginato male e così si reca in libreria per comprarne un’altra copia. Qui incontra Ludmilla, una Lettrice che ha il suo stesso problema. Tra i due nasce dunque una forte intesa che si rafforza sempre di più, a mano a mano che la loro ricerca del libro continua.

L’apparenza però spesso inganna. Se da un lato questa storia sembra piuttosto lineare, dall’altro gli espedienti narrativi di Calvino riescono a rendere il romanzo una delle opere più interessanti dal punto di vista stilistico dell’ultimo secolo.


Partiamo dalla scelta della persona con cui l’autore ha scritto il romanzo. Canonicamente esistono solo due opzioni con cui i romanzieri possono sperimentarsi: l’io narrante oppure la terza persona. Calvino, però, in questo caso decide di ribaltare totalmente la tradizione. La storia principale, la cornice che apre il romanzo e ci presenta il Lettore e la Lettrice, è infatti interamente narrata attraverso il “tu” generico.

“Stai per iniziare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.”

È così che inizia la storia, presentando un protagonista che non ha un volto, che impariamo a conoscere all’interno del testo, ma che non conosceremo mai davvero. Un protagonista che, molto più di tutti gli altri con cui abbiamo avuto a che fare, ci rappresenta fino in fondo. Questo, banalmente, solo perché dalla prima riga anche questo protagonista si è ritirato a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino.


A questo si aggiunge il fatto che la trama principale rappresenti solo un quarto del romanzo generale. Ne fa infatti da cornice: durante la lettura ci vengono presentati i numerosi incipit con cui i due protagonisti si ritrovano ad avere a che fare durante la loro ricerca. Si tratta di semplici inizi - di una decina di pagine ciascuno - di storie di cui non conosceremo mai la fine, per un motivo o per l’altro.


 

Il metaromanzo


È così che Calvino sviluppa il suo gioco. Apre porte, incessantemente, fino a spogliare del tutto il suo romanzo di quell’alone di illusione che ne è l’essenza. Questo espediente gli permette di riflettere sul significato stesso di racconto e su come un racconto nasce e si sviluppa. Insomma, Calvino rende lampante agli occhi del lettore il trucco del metaromanzo. A quale scopo? Chiunque si appresti alla lettura di questo romanzo si ritroverà ad affrontare tre fasi:

1) La confusione

2) L’irritazione

3) La rassegnazione


Solo arrivati a questo punto ci si renderà davvero conto del significato nascosto dietro a questo gioco perverso. Calvino, infatti, vuole denunciare l'impossibilità di giungere alla conoscenza della realtà, concetto che normalmente rimane estraneo quando si tratta di storie o racconti. In questo modo, il lettore si trova davanti al dilemma che affligge la sua esistenza e, diversamente da quanto potrebbe fare realmente, è obbligato ad affrontarlo. Per quanto, infatti, provi a comprendere come si possano tirare le fila dei numerosi incipit introdotti dall’autore, rimarrà sempre deluso dal risultato. Trovare un senso logico, un filo conduttore, è impossibile. Il romanzo, tanto quanto la vita, non può essere compreso nella sua interezza e il lettore è costretto a rassegnarsi.


Ne è una prova l’ennesimo, ultimo, gioco che l’autore ha realizzato prima della conclusione: provando ad unire i singoli titoli dei dieci incipit all’interno del romanzo è possibile trovare una frase che ne riassume il contenuto in veste nuova. Ma questa frase non è una conclusione, non chiarifica nulla. Anzi, confonde il lettore ancora di più. Perché? Perché non è altro che l’ennesimo incipit che apre un nuovo racconto.

“Se una notte d'inverno un viaggiatore, fuori dell'abitato di Malbork, sporgendosi dalla costa scoscesa senza temere il vento e la vertigine, guarda in basso dove l'ombra s'addensa in una rete di linee che s'allacciano, in una rete di linee che s'intersecano sul tappeto di foglie illuminato dalla luna intorno a una fossa vuota – Quale storia laggiù attende la fine? – chiede, ansioso d'ascoltare il racconto”.

 
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